Post lockdown e ripresa della produzione

Come abbiamo affrontato gli effetti del lockdown con le tecniche demand driven - parte 1
DDMRP e ripresa produzione

L’Italia è uno dei primi paesi colpiti gravemente dal Covid-19 ed ha deciso di sacrificare la propria economia nel breve termine per salvare le vite e gli effetti del virus a lungo termine.

Gli effetti diretti del lockdown nella supply chain si sono sentiti particolarmente nel periodo da metà marzo fino a tutto il mese di aprile 2020.

Molte aziende hanno dovuto chiudere perché ritenute “non essenziali”, mentre quelle aperte hanno lavorato a ritmi ridotti perché molti tra i loro clienti e fornitori erano chiusi.

Ho discusso di questi aspetti ed analizzato i dati assieme ad alcune aziende con cui ora sto seguendo l’implementazione DDMRP con il software Agilis. Questi sono gli insegnamenti che ne ho tratto.

Caso 1: azienda produttiva chiusa durante il lockdown

Il primo caso che descrivo riguarda un’azienda obbligata a chiudere, che per un mese, tra il 21 marzo e il 19 aprile, non ha potuto produrre, ricevere o spedire merci. Abbiamo affrontato sia la valutazione dei consumi che della domanda.

Il lockdown nel calendario

La misura dell’ADU storico (consumo medio giornaliero, uno dei parametri importanti per l’applicazione della tecnica DDMRP) non volevamo fosse influenzata dal periodo di chiusura. Perciò abbiamo deciso di escluderlo dal calendario, altrimenti il consumo sarebbe sottostimato in modo eccessivo, quindi non significativo per le decisioni future.

Se ad esempio la misura viene eseguita il 1° giugno e riguarda le precedenti 10 settimane, il sistema deve saltare il periodo di lockdown (evidenziato in giallo nella figura) per spingersi fino a metà febbraio (giorni colorati di verde).

Sovrastima temporanea della qualified demand

La qualified demand è una delle grandezze più importanti della net flow equation della tecnica DDMRP, sono i fabbisogni da considerare in più oltre al consumo medio, cioè quelli da evadere oggi e nel passato più i picchi nel futuro.

In questo caso ci interessa la domanda scaduta: dopo la riapertura molti ordini erano inevitabilmente in ritardo. Inoltre ci si aspettava anche che alcuni clienti avrebbero annullato gli ordini in attesa o ne avrebbero chiesto il posticipo, per paura di non poterli sostenere finanziariamente.

Nella figura seguente l’area celeste rappresenta la domanda scaduta, le linee verticali i consumi effettivi giornalieri nel periodo da gennaio a giugno 2020. Evidenziamo nella parte centrale il periodo di chiusura.

Si nota questo effetto: il periodo successivo alla riapertura mostra un andamento dei consumi simile a quello precedente, non c’è stato un picco dovuto all’evasione degli ordini arretrati.

Non potevano essere evasi, perché l’azienda aveva nel frattempo interrotto il flusso produttivo e non c’erano scorte in eccesso.

È stato come premere il tasto di pausa per un mese intero per poi ripremere play.

Era inevitabile che durante il lockdown la domanda scaduta si impennasse. Tuttavia è rimasta alta anche dopo la riapertura sovrastimando la domanda qualificata.

Per correggere questo fenomeno, che avrebbe potuto originare origine un riordino eccessivo, abbiamo temporaneamente limitato la valutazione della domanda scaduta a solo quella dell’ultima settimana.

Questa forzatura è stata in vigore fino alla fine di maggio, in modo da consentire alle spedizioni di consegnare il possibile e all’ufficio commerciale di aggiornare gli ordini dopo averli rinegoziati con i clienti.

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